#diariodibordo Altbier Night, da Düsseldorf un carico di birre freschissime (tutte prodotte a ottobre) e arrivate in men che non si dica in quel di Castellana Grotte, presso il solito noto Brew Art.
Alcuni di noi, nerd e appassionati, conoscono poco gli stili tedeschi: vuoi perché si snobba la loro semplicità in questi tempi in cui veniamo colpiti da bombe di aromi, vuoi perché, spesso, dalle nostre parti non si trova un prodotto all’altezza. Ma a questo giro era tutto diverso: grandi prodotti, freschi e di qualità, pronti a sgrezzare i nostri palati che dei sapori teutonici, purtroppo, sanno poco.
L’Altbier è un tipico stile di Düsseldorf che raramente si trova nel profondo sud (e magari in Italia). Di norma sono birre che vanno dall’ambrato al ramato, con un bell’amaro bilanciato da una parte maltata che tende al cacao e al tostato, con note di biscotto, frutta, nocciola ecc. Sono estremamente limpide anche se non filtrate: una lunga lagherizzazione (riposo a basse temperature) è il solo metodo utilizzato per renderle come le vediamo.
Mi è piaciuto definirle “croccanti”; sono assai stratificate e presentano una notevole complessità di sapori nonostante la gradazione mediamente bassa (sui 5 gradi). La viva bollicina che le anima non dà fastidio e anima la bevuta, agevolandola.
Se le pils e le lager non soddisfano il vostro palato sofisticato, orientatevi pure su una Altbier. In ogni caso, che sia essa una lager o una alt, mentre la bevete, meditate, perché trovare pregi e difetti in birre così “semplici” e pulite non è facile, dare un nome a quello che si percepisce in contesti così “non esplosivi” è un ottimo esercizio e richiede concentrazione. Aiuta, assai, davvero; dopo aver bevuto queste birre, dopo averle metabolizzate, il mio pensiero critico non potrà più essere lo stesso, le mie recensioni neanche. Se prima intravedevo un mondo, ora mi si è aperto.
Botti a caduta, bottiglie, ce ne era per tutti i gusti. A caduta la splendida Schumacher 1838er, Altbier molto luppolata con piacevoli note agrumate (anche se, mi dicono, in questa cotta il luppolo non si esprimeva come in passato) il cui descrittore perfetto, per me, è “cheese cake”, forse per la commistione del malto con una punta di diacetile. In bottiglia, fra le tante, la Schumacher Alt (la base della 1838er), la Uerige Alt tostata e complessissima, la Uerige Doppel Sticke (che, a dire il vero, dava di solvente e vernice al lattice e di diacetile, ma che restava interessante a causa della sua gradazione alcolica 8.5%) e tante altre che ancora non ho assaggiato, ma che ho acquistato e che berrò a breve con degli AMICI SPECIALI. Certo, non erano birre perfette, qualche piccolo difetto qui è lì, ma non pregiudicava la bevuta e, anzi, ha fatto scuola.
Che scoperta le Altbier: poco alcoliche, scure, croccanti, pulite e precise, con un amaro persistente bilanciato da un malto tostato a cavallo tra il bruciato e il cacao amaro. Una goduria, uno stile complesso e beverino che mi si è palesato come un’apparizione mistica. Un grazie a Raffaele Zappia del Brewart che, dopo svariati viaggi in Germania, in Franconia, è riuscito a portare queste chicche, fresche e fantastiche, che altrimenti in Puglia ci sarebbero solo apparse in sogno (magari per darci i numeri del superenalotto).
Peccato che ieri sera dovessi guidare.
Gianluca




