#diariodibordo Ok ragazzi, il primo Xmas Bottle Share è passato da un paio di giorni (che l’Epifania anche il Bottle Share porta via), stiamo finendo di ingozzarci con gli ultimi dolci delle feste, la curva glicemica è alta e quella alcolica bassa, è tempo di trarre conclusioni e redarre sagaci commenti.
Un primo Bottle Share mastodontico, più di cinque ore di bevute, riflessioni, battute e sorrisi a cavallo fra essere nerd, degustatori e simpatici avventori da osteria. Cultura. Condivisione e bei sentimenti, c’era tutto, ed era tutto perfetto per una prima volta. Si può dire davvero “buona la prima”; ed era, credo, una prima assoluta per la Puglia. Pertanto orgoglio. Non dovesse essere così, comunque tanta soddisfazione.
Ancora grazie a Mirko OldBoy e Christian del The Bluebeat Pub che ci hanno sostenuto e ospitato. Li ho già ringraziati, ora gli verrà la nausea 🙂
Un grazie a Antonio Pizzolante per aver partecipato, il Lambic ci manca.
Un grazie agli amici di Bari (Gianvito Guerra e Pasquale Ursi) che hanno macinato, fra andata e ritorno, più di 300 km solo per essere presenti, per poter essere fra noi. Li ringraziamo per la partecipazione, il sostegno, i complimenti, le proposte di collaborazione e per le birre che hanno tenuto in serbo per la serata.
Noi di Hopbook #42, dal canto nostro, abbiamo portato tante belle cose da bere, molte erano buone e molte erano balene. Anche chi ha portato delle bottiglie per conto proprio ha presentato solo vere eccellenze. Chi ha versato la sua quota per mancanza di materia prima ha comunque trovato pane per i suoi denti.
Complessivamente pochi angoli organizzativi da smussare. E’ certo, però, che i nostri fegati e i nostri cervelli sono ugualmente contenti. E vuol dire tanto.
Quel 3 gennaio 2018 erano tante birre in forma: la Black Block di Cerveses La Pirata, profonda ma beverina, la Winters di Birra EBERS, gustosamente ossidata anche se poi in bocca non esplodeva come al naso, la Christmas Ale di St.Bernardus, sempre piacevole e candita, la Biere de Miel di Brasserie Dupont sorprendentemente in forma anche per chi l’aveva bevuta direttamente alla fonte in Belgio, rustica e dolce, e la Pere Noel di Brouwerij De Ranke che in bottiglia, almeno quest’anno, presenta un estere più esuberante rispetto alla versione in fusto.
Poi le chicche: la Natale di Merda di Jungle Juice Brewing, buona, appagante e che faceva l’occhiolino anche a chi di solito non beve Stout, poi Ca’ del Brado con la Cuvée de Zrisa, buona e fresca con la ciliegia di Vignola in primo piano, e la Cuvée de Pesca, per tutti i commensali meravigliosa, per me buona e con un tocco di cereale sul finale che non mi convinceva del tutto, e infine la Stille Nacht di De Dolle Brouwers, quest’anno migliore, ma estremamente secca e con una sorsata davvero corta.
Poi birroni e rarità: Oerbier Reserva 2015, completamente diversa nelle due versioni tappo rosso e tappo grigio (una più acida, l’altra più morbida), sempre con cacao non pervenuto, ma con tante belle note di sherry e maraschino; la Abstrakt 22 di BrewDog, Imperial Stout passata in botti di Whisky, vanigliata, burrosa e densa come una torta; poi la Boris The Crusher di Hoppin’ Frog Brewery, una Oatmeal Imperial Stout che conferma questo birrificio come uno dei re delle birre scure e alcoliche; Calabaza Boreal di Anchorage Brewing Company ft. Jolly Pumpkin Cafe & Brewery: nonostante gli anni sulle spalle, una luppolatura ancora fresca, un bel balsamico, tante spezie e tanto amore; Brasserie Cantillon, Lou Pepe Framboise 2014 e non aggiungo altro; Struise Black Damantion Ma Boule, la Black Albert passata in botti di Calvados: nonostante l’operazione commerciale, tutte le Black Damnation assaggiate risultano IS validissime e che fanno parlare la botte in cui hanno riposato; infine una sour di Birrificio Torrechiara-PANIL (mi dicono ancora made by Renzo Losi): la Enanched fermentata con lieviti da spumantizzazione, fruttata e divina.
Delusione la Nora Sour 2011 di Baladin, ormai completamente andata e da lavandinare.
Non ho commentato tutte le birre assaggiate (non entravano in foto) e le descrizioni sono un po’ risicate, lo so, non me ne vogliate, ma abbiamo bevuto e riso per più di 5 ore e, dunque, i ricordi iniziano a diventare un po’ vaghi e sfocati. Resta la bella sensazione di aver organizzato una serata indimenticabile per molti, unica nel mortorio della scena Craft leccese, sperando di aver diffuso un po’ di più il germe dell’artigianale e di aver scosso un po’ le coscienze.
Magari domani tutti di dimenticheranno di quel 3 gennaio 2018, ma noi speriamo di no. Speriamo sia servito. Al prossimo Bottle Share ragazzi.
Gianluca
Simone e tutti i ragazzi di Hopbook #42
