#diariodibordo Il Birra & Sound. Alla fine ci siamo andati…

#diariodibordo Il Birra & Sound. Alla fine ci siamo andati tutti e due

#diariodibordo Il Birra & Sound. Alla fine ci siamo andati tutti e due, Gianluca e Simone. Che siamo masochisti e le cose brutte si dimenticano, mentre quelle belle no. Che dire, imbarazzante. Fanno davvero tenerezza questi omoni dell’industria e della distribuzione che strizzano l’occhio al craft perché tira. E parte, come ogni anno, un’improbabile sagra di paese … lo stand della Douglas è dietro l’angolo. Partiamo dalle birre di Birra Salento: amici intenditori mi hanno proibito e fisicamente bloccato dall’assaggiare le varie birre della loro linea “speciale”, cioè la Tipa (IPA), Agricola ecc. Allora mi sono buttato, in un attimo di loro distrazione, sulla linea base: Beggia, Pizzica e Taranta. Tutte e tre completamente fuori stile e con quel sottofondo di nastro adesivo che si percepisce in tutte le industrialone. Mi ha particolarmente steso la Pizzica: piccante e fin troppo (aggiunta di peperoncino), gomma e cartone e alla fine un tannico sgradevole (vedi cicoria amara, the, radicchio ecc.) che ti manda in tilt il sistema nervoso e ti fa imprecare tutti i santi che esistono. Dico io: avete costruito questo mega impianto super tecnologico che impianti seri d’Europa levatevi proprio dal cazzo e poi producete queste robe indecenti che una Peroni è molto più intellettualmente onesta? Ok, avete il vostro mercato di ‘nzalli, zarri, cozzali, tamarri, burini da alimentare dalla vostra tetta da sagra di paese del porco arrosto, ma allora non spendete tanti soldi sull’impianto e non cercate di prendere in giro i fan della birra artigianale, che tanto non ci riuscite (e per vendere nel vostro mercato non c’è bisogno di tutta questa sceneggiata).

Poi, le birre ospiti: abbiamo già detto, in altro post, la commistione fra industriali, crafty e craft. Concentriamoci sulle craft a questo giro. Partiamo da Rurale: io adoro le loro birre. Ma che fusti hanno mandato al Birra & Sound? Oppure, come sono stati conservati questi fusti? Al sole come gli altri anni? Alcuni beninformati mi dicono di no (quest’anno non c’erano birre che davano di uova marce come un paio di Foglie d’Erba alcuni anni orsono), ma sembravano tutti fusti in dirittura di scadenza: alfa-acidi ossidati, mancanza di freschezza, malto in primo piano con un amaro persistente e astringente, zero o pochi aroma, credo colpa dei beta-acidi. Sembravano tutte IPA dimenticate in frigo un anno, un anno e mezzo e poi bevute. Non se ne sarà accorto nessuno di certo, ma, allora, non fate la sezione artigianale, per piacere. Così tutte le birre di tutti gli altri birrifici artigianali: possibile che si siano rimbambiti tutti insieme? Possibile che non conservino bene i fusti? Oppure la verità è nel mezzo: “Dato che Al B&S nessuno ne capisce un’acca di birra, gli mandiamo i fusti in scadenza così non abbiamo problemi a piazzarli (che i pub ce li mandano indietro) e non danniamoci a conservarli bene più di tanto che alla fine il B&S è come la sagra della polpetta ripiena, che si beve il vino della casa e si dice che è buono, tanto le luci, la musica e le giostre distraggono bene”. Sarà che fanno l’angolo delle artigianali giusto perché le hanno a catalogo e devono smaltirle un po’? Almeno, lì, non c’è mai fila (la gente si ammazza per la Tennent’s).

Voglio solo fare un mini complimento: rispetto ai festival medi si è mangiato discretamente bene (seppur sempre in maniera non molto economica). Purtroppo bicchiere di vetro solo all’uscita, si è bevuto sempre in plastica per motivi di sicurezza: il terrorismo ci ha tolto pure la birra in vetro. Trascurando la qualità, costo delle birre accettabile: 20€ per 5 degustazioni da 33cl, sempre uguale. Lo dico ogni anno, ma l’anno prossimo non mi fregano.

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