🇮🇹 #diariodibordo Toppling Goliath Brewing Co. Pseudo Sue, Pale Ale brassata in collaborazione col Field Museum di Chicago e battezzata in onore del più grande fossile di T-Rex mai scoperto. Messa in lattina questa estate, è ancora fresca e pronta a spaccare c**i. Citra, citra a profusione (dovrebbe essere una single hop).
La birra presenta una bella schiuma bianca, compatta e persistente e di una bella grana media. Il liquido è di un dorato molto carico ed è velato (a differenza della Tsunami).
Il suo aroma esplode: agrumi, in particolare limone, mango, papaia, pesca noce; è molto intenso e assai gradevole, seppur lascia trasparire qualche nota di erbaceo da pellet; al naso è quasi “oleosa”, richiamando nettamente l’odore del legno d’ulivo e, in secondo istanza, dell’olio ricavato dal suo frutto (non so cosa ne pensino gli accademici, ma l’ho trovato molto interessante).
In bocca è resinosa e ritornano la pesca e il mango; sul fondo si sente il cereale, cosa che a me, di solito, non piace, ma che, in questa birra, trova la sua quadra e separa delicatamente la frutta dall’amaro. Meno secca della Tsunami, risulta un po’ oleosa piuttosto che vellutata (ma nei limiti del piacevole), ha la giusta bollicina, presente anche se non invadente, che esalta tutte le componenti aromatiche del luppolo. Rispetto alla Tsunami, c’è una base maltata più evidente (siamo virtualmente sulla East Coast?) e un maggior calore che, unitamente all’inferiore secchezza, chiudono il palato in un delizioso abbraccio a ogni sorsata.
Toppling Goliath, per ora, non ha mai deluso e mi ha rinfrancato dalle delusioni arrecatemi molestamente da Oskar Blues. Ma di Oskar Blues rimane da aprire ancora una latta che, mi dicono, sia quella buona.
Questa delizia luppolata è stata acquistata presso l’immenso Brew Art di Castellana Grotte, sempre sulla cresta dell’onda in Puglia.
Gianluca
